R_stoned è online
R_stoned hey mark
VM allora
R_stoned
VM becchiamoci, ai combinato cn tuo cugino?
R_stoned tutto ok t porto da lui vuole nuovi neurogame
hai scaricato?
VM ho le keywords
t aspetto
R_stoned ok
R_stoned è offline
La barra di trasferimento quasi completamente verde «manca poco e i file sono a posto» penso mentre mi stropiccio i capelli appena ossigenati, guardo lo schermo alla mia sinistra: "download completato" sfilo la presa USB «ancora buono ‘st'affare» e me l'infilo attorno al collo.
«Speriamo mi dia subito ‘ste cazzo d'Onyrica, non voglio stare in casa di suo cugino tre ore» penso irritato mentre scendo le scale
-Mark!- ecco Rikky
-ciao- lo saluto «chissà dove abita suo cugino» ma non chiedo nulla
-andiamo a piedi così passo da Moh a prendere l'erba, tanto mio cugino abita vicino alla stazione- dice Rikky
-a proposito d'erba fai ‘na cannetta mentre andiamo-
-non ho niente-
-affanculo!, lo so che ne hai ancora-
E' quasi buio oltre il giallo ozono ma per la strada il caldo non diminuisce, siamo arrivati davanti a casa di suo cugino tra i sibili elettrici dei treni mentre si accende qualche neon. Rikky butta il filtro e suona il campanello:
-Zia sono Rikky-
-sei arrivato presto, sali- sento dal videocitofono dallo schermo scheggiato
-ma tua zia è in casa?- chiedo sorpreso
-adesso escono, stiamo con mio cugino finchè tornano- «oddio adesso dobbiamo anche guardare suo cugino, che cagacazzo» penso e gli dico mentre saliamo in ascensore:
-io me ne vado appena mi dà l'Onyrica e gli passo i file-
-stai zitto coglione!- mi dice Rikky mentre schiaccia il tasto per l'undicesimo piano.
Entriamo nella stanza di suo cugino, è seduto su una sedia a rotelle elettronica davanti ad una postazione computerizzata, dallo schermo scenari di guerra inondano a intermittenza la stanza buia di rosse esplosioni ma solo il ritmico inspirare/espirare del suo respiratore fa da sottofondo, «mi innervosisce ‘sto rumore del cazzo» dagli elastici della sua mascherina che avvolgono i lati del suo cranio rasato sporge una rigida cresta di capelli neri, da dietro il suo orecchio destro pendono i cavetti del neurocontroller che insieme ai cavi del visore-rilevatore di movimento oculare arrivano alla presa nel frontalino del computer
-hey! Johnny- Rikky saluta suo cugino
-non lo sai che non ti sente da collegato, fatti vedere- Rikky allora si fa vedere e Johnny stoppa il neurogames cliccando il tasto sinistro del mouse, unico movimento di cui è capace
dalle casse una voce elettronica e acuta: -Siete arrivati era ora Mark dammi le keywords così registro i nuovi neurogames-
-non riesce a parlare col respiratore- mi dice Rikky -tra poco glielo tolgo- mi dice -Johnny le Onyrica?- gli chiede
-adesso prima gira una canna poi toglimi il respi- dalle casse, -ok cugi- gli risponde Rikky.
-Ecco le Onyrica lì nel comodino, dagliene dieci come d'accordo- dice Johnny a Rikky con la sua voce debole e aggiunge mentre Rikky mi mette in mano le pillole bianche una a una: -prendine al massimo due alla volta se fatichi ad addormentarti ‘che rischi coma o paralisi anche se comunque continuerai a sognare lucidamente per un po’-
Sono nella mia stanza impaziente di provare il sogno lucido, ingoio una pillola bianca mentre sullo schermo del computer un vecchio video su una guerra di fine millennio scorso inonda di rumore di granate e stupri la stanza, dalle finestre delle baracche deserto e polvere, polvere, me la sento in gola «sono davanti a uno schermo» penso, tra le mani un fucile «è solo un mouse sotto le mie dita» la paura e l'eccitazione alla vista dei corpi smembrati dei compagni rabbia il cuore batte all'impazzata quasi a scoppiare sporco di sangue entro in una baracca: in un angolo in penombra una donna tremante avvolta completamente in un mantello nero stringe a sè i suoi figli non posso impedirmi di tirare il grilletto, spari tra le urla e mentre mi avvicino improvvisa la certezza «sto sognando! posso vivere quello che voglio!»
smette di urlare e le strappo il velo, non sono più in una baracca...
Mi sveglio sul pavimento della mia stanza, il computer in stand-by, con un languido senso di soddisfazione «è una figata ‘st'Onyrica» penso, guardo l'ora lampeggiare sul muro «è passato pochissimo e ho vissuto anni di desideri repressi»
Lo speed brucia nel sangue, avvolto e trafitto da multicolori fasci di luci laser intermittenti al ritmo velocissimo di battiti elettronici di musica sintetica, che sembra rallentare con le figure in movimento attorno a me per poi accelerare, ingoio un'Onyrica e tutto si fa confuso sospeso nelle luci sento ancora la musica assordante, ne ingoio altre due perchè faccia effetto: pulsazioni ritmiche, cardiache e luce si fanno un'unica entità «voglio distinguere ogni singolo fotone che mi sfiora!» penso e in ogni particella come in un'infinità di monitor vedo ricordi «voglio viverli tutti contemporaneamente» penso e grido: -posso farlo! posso!-
Mi trovo sdraiato in un vicolo all'alba: un cielo mai visto senza strati d'ozono a nasconderlo «bellissimo» penso, faccio per alzarmi ma non riesco a muovermi «la paralisi» -sono paralizzato!- grido terrorizzato, guardo il cielo e lo vedo buio attorno a me centinaia di persone, grido ma passano indifferenti «è un'incubo» penso e nello sconforto mi viene in mente la tecnica del reality test e capisco di stare sognando.
-Mark- una voce mi chiama
-Mark, Mark svegliati!- Rikky è chino su di me
-che cazzo succede?- chiedo mettendomi a sedere
-coglione! quante cazzo ne hai prese?- mi dice -non riuscivamo a svegliarti pensavamo fossi in coma-
-mi ha salvato lo speed!- gli rispondo andandomene sotto il solito schifoso cielo di vomito.
Aerei supersonici ai limiti della stratosfera in ascese spaventose, Johnny pilota con semplici impulsi neurali i caccia in guerre immaginarie, sono qui per registrare il sogno su file audio-video.
Inserisco la presa neurale, indosso il visore come se stessi giocando a un neurogame, avvio la partita e ingoio qualche Onyrica -partiamo!- sono sul punto di oltrepassare la barriera del suono: la frantumo come vetro, m'avvolge un violaceo poi vitreo vento «voglio superare la velocità della luce!»
Volo, un tutt’uno con la consolle di comando, a velocità inimmaginabili il freddo ghiaccio contro la pelle delle mie ali, rabbrividisco di stelle, perforo l'atmosfera terrestre ma non riesco più a dirigere il pensiero: mi fondo con il buio illuminato d'astri, comprendo il tutto «comprendo il tutto!»
-controllagli il battito! subito, qui è tutto buio-
-è bassissimo, non respira più!-
-cazzo, cazzo! chiama qualcuno!-
Il vuoto intorno a me e in me «sono il buio», la luminescenza di una stella si fa suono «Marco, Marco puoi sentirci?»
«è un sogno»
«possiamo leggere ciò che pensi»
«...coma ... coma...» avvolto d'echi
«voglio svegliarmi! voglio svegliarmi!»
«staccatemi la fottuta spina!»
«non possiamo, ma puoi comunicare con l'esterno, sei ancora vivo!»
«no! no! nooo!»
Ma col tempo ho accettato tutto questo.