La musica, attualmente, ha ben poco a che fare con la musica.
L'errore di base è quello di considerare la musica pop come un fenomeno musicale, quando invece risponde all'esigenza di avere qualcosa a cui potersi appoggiare, qualcosa che serva da tappabuchi per colmare le insufficienze delle nostre vite. Accendi l'auto e trovi subito il tuo compagno di viaggio che esce dalle casse a recarti conforto, così puoi recarti tranquillamente dovunque tu stia andando – e dovunque tu stia andando troverai lo stesso accompagnamento, lo stesso motivetto che tutti canticchiano – non sarai mai solo, qualcosa ti abbraccia dolcemente e ti culla attraverso le varie fasi della tua schifosissima giornata.
Apparirà evidente come il discorso non riguardi più la sfera sensoriale (non ci credete? eppure anche i ragazzi sordi hanno le loro popstar preferite), poichè il pop si inserisce invece tra le nostre credenze mitologiche.
Per garantire questo risultato, l'industria discografica ha impiegato sempre più tette, culi e ritmi ballabili (un connubio antichissimo, a dire il vero), costruendo il lato cerimoniale della musica.
Lo spreco di risorse – quantificabile in tette/hertz - che un tale sistema ha provocato, ci ha portato ad un accumulo di materiale sonoro fondamentalmente inutile. Per questo motivo, la pratica musicale più etica non è la composizione, ma il riciclo.
Il riciclo musicale avrà il pregio di sbarazzarci definitivamente di tutto il materiale inutile in eccesso, donando una nuova vita agli aborti discografici.
Soltanto l'ecologia musicale, necessità del ventunesimo secolo, ci consentirà di proseguire nel nostro processo evolutivo.
PENSATE AL FUTURO DEI VOSTRI FIGLI
RICICLATE LA MUSICA!
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