sabato 27 marzo 2010
Banconote intelligenti
Se su ogni banconota che ci passa tra le mani ci fosse un concetto, una provocazione o una riflessione, ora non saremmo tutti più intelligenti?
venerdì 26 marzo 2010
VacuitÁcquee - Marco Raimondo
In questo poema ipertestuale ho voluto esprimere la forte analogia tra la discesa agli abissi marini e l'ascesa allo spazio cosmico, le profondità marine con le loro costellazioni viventi sono speculari all'universo.
Sospese nel liquido buio immobile -preme enormemente- rilevate da interferenze soniche le brulicanti biosuperfici d'un Deep-scattering-layer spezzano sinuosamente le -prossime agli 0° C-
vacuitÁcquee
Ascendere ad immense profondità, tra costellazioni abissali:
Myctophidae: successioni di stelle-fotofori,
bianco-azzurre bioluminescenze incastonate in
-fragilmente iridescenti-
pallidi corpi scattanti
pulsare in lontananza d'una nana rossa Atolla wivillei:
bagliore intermittente attorniato di filamenti fluttuanti
Saccopharyngus -predatori buco nero-
viscide sacche flagellate
dilatano avvolgendo in guaine prede celesti
Chauliodus sloani caverna, dall'abbagliante apertura,
rivestita da finemente appuntite stalattiti
Vitreastica perforazione
flash bluastri di tentacoli
Aculeato mantello, danzante tendaggio-membrana, d'un Vampyroteutis infernalis
cala il sipario
risalire a tuffarsi contro la superficie del cielo
lunedì 22 marzo 2010
Terza vita
Corsa verso casa, asfalto bagnato, ruote lisce. Superato un piccolo cimitero, mi ritrovo a slittare verso il fosso sulla mia destra; seguono tre sterzate, una tutta a sinistra, poi di nuovo a destra, chiudendo poi con un testacoda. La macchina va troppo veloce per fermarsi in tempo, e va a schiantarsi lateralmente nel fosso che prima era alla mia sinistra.
Non ho ancora afferrato la durata di alcuni pensieri. Se non avessi avuto i riflessi pronti, mentre slittavo, sarei finito frontalmente nel fosso a destra, invece son riuscito a fare il possibile per rimettermi sulla mia carreggiata. Il corpo è più brillante di quanto crediamo. Il momento dell'impatto, invece, l'ho realizzato con un ritardo che mi azzarderei a inquadrare tra uno o due decimi di secondo, forse meno. Un susseguirsi di pensieri tra i più vari mi ha affollato la mente in brevissimo tempo, meno di un secondo.
E' successo davvero?
Sono vivo?
Avrò danni permanenti?
Posso aprire la portiera?
Sì, posso aprire la portiera. Mi giro una sigaretta e cerco di chiamare i miei; nel mentre mi pento di non avere con me la mia macchina fotografica.
La macchina giace inclinata lateralmente nel fosso; non mi son reso conto di quanto fosse viva finchè non l'ho vista distrutta. La mia seconda vita se n'è andata con lei. Ok, era una macchina vecchia, scomoda e proprio per questo pericolosa. Brutta, come tutte le utilitarie italiane. Una Uno. E prima di andarsene, mi ha dato tutto quello che poteva darmi, in pochi attimi. Lì, nel fosso, è la cosa più suggestiva che abbia mai visto.
Lunedì -oggi- esco con la consapevolezza di essere un sopravvissuto in borghese. Il collare mi aiuta a ricordarmi chi sono, perchè ogni incidente, di ogni tipo, qualche segno lo lascia sempre.
L'essenza della mia Uno è ora un mandala che sprigiona energia dalla mia cervicale.
Colmo dei colmi, mi rendo conto che tutti, intorno a me, hanno un'aria ammaccata.